Un sito storico per l’adattamento
Il sito archeologico di Aquileia racconta l’evoluzione millenaria del centro abitato, una narrazione preziosa per comprendere come le civiltà antiche si sono trasformate insieme all’ambiente circostante. Gli attuali cambiamenti climatici costringono gli enti che gestiscono il sito ad adattarsi a mutamenti sempre più rapidi che causano fenomeni estremi. Ricercatori e esperti di beni culturali si incontrano e immaginano soluzioni condivise per poter trasmettere questo patrimonio intatto alle future generazioni, grazie a un nuovo linguaggio comune per l’adattamento.
Conservare la storia
Gli impatti dei cambiamenti climatici variano da quelli naturali, a quelli sulla salute a quelli sulle attività produttive, meno conosciuti e studiati sono invece quelli sul patrimonio archeologico. I monumenti del passato raccontano la storia che la società e l’ambiente hanno attraversato nei secoli. Tuttavia, la velocità dei cambiamenti climatici odierni rischia di cancellare e danneggiare per sempre le testimonianze delle civiltà che ci hanno preceduto. Il patrimonio culturale delle aree costiere è particolarmente sensibile alle variazioni di temperatura, del regime di pioggia e del livello del mare, rischi che si prospettano maggiormente frequenti a causa del riscaldamento globale.
Il sito di Aquileia
Camminando tra i reperti del sito archeologico UNESCO di Aquileia, scopriamo un luogo emblematico per lo studio degli impatti di un clima che cambia sul patrimonio archeologico, in quanto sito costiero di età romana straordinario per importanza ed estensione. Oggi una tranquilla cittadina friulana di circa 3300 abitanti, Aquileia era un tempo una delle più grandi città dell’Impero romano affacciate sul mare Adriatico. Il ricco patrimonio archeologico, che include la basilica patriarcale, l’antico foro romano, il porto fluviale, il sepolcreto, la domus di Tito Macro e il palazzo Episcopale, testimonia la vitalità della città dal periodo repubblicano a quello tardo imperiale. Il sito è riconosciuto anche per il suo valore nella diffusione del Cristianesimo durante l’Alto Medioevo. La guida ci racconta che i resti oggi accessibili sono solo una minima parte del nucleo urbano antico conservato.
Un territorio sensibile al livello del mare
I resti dell’antica città si trovano a circa 5 km dal margine interno della laguna e 10 dalla linea di costa, Aquileia si trova infatti fin dall’età romana a un livello molto basso, richiedendo un sostanziale sistema di smaltimento delle acque superficiali. Ci possiamo immaginare, grazie alle testimonianze storiche, come il sistema di deflusso e di drenaggio si sia evoluto nel tempo fino alle moderne bonifiche di inizio ‘900, anche per far fronte a un innalzamento del livello del mare di circa 1.5 m. Oggi lo scolo meccanico viene effettuato con idrovore che garantiscono il drenaggio e proteggono il territorio dalle infiltrazioni, ma i cambiamenti attuali avanzano a un ritmo preoccupante per la conservazione del sito. Negli ultimi anni si sono infatti verificati allagamenti repentini con una maggiore frequenza.
I rischi stanno aumentando
L’Arpa Friuli Venezia Giulia è uno tra gli enti che da anni produce conoscenza sui cambiamenti climatici che interessano la zona costiera della regione dove si trova il sito di Aquileia. Grazie al progetto AdriaClim, è stato possibile raccogliere ulteriori informazioni sul complesso sistema di segnali di pericolo che arrivano dal clima in quest’area, tra cui i cambiamenti delle temperature, la variazione del regime delle piogge e l’innalzamento del livello del mare. Gli impatti sul sito di Aquileia sono vari e complessi, il loro aumento richiede una stretta collaborazione tra gli enti gestori e le autorità scientifiche per far fronte a rischi nuovi e intensificati. Insieme potranno immaginare nuovi linguaggi partendo dagli antichi saperi custoditi nel patrimonio del sito.
La necessità di un linguaggio comune
Quello tra i tecnici dell’Arpa FVG e i responsabili della gestione del sito di Aquileia è stato un incontro significativo, ci raccontano. Il gruppo di lavoro sul clima di Arpa FVG svolge un importante lavoro di ricognizione d’impatti per l’analisi del rischio, cercando quindi di capire quali fenomeni atmosferici possano danneggiare il sito e quale sarà la loro frequenza in futuro. Il linguaggio tecnico di queste analisi era però lontano da quello specifico delle discipline di conservazione del patrimonio archeologico. Da qui nasce la collaborazione per la protezione del sito di Aquileia, un importante percorso di co-creazione che getta le basi per la costruzione di un linguaggio comune per la valutazione d’impatto sui beni culturali.
Catene di impatti
Il percorso di creazione di una conoscenza comune tra Arpa FVG e Fondazione Aquileia, all’interno del progetto AdriaClim, cerca di valutare la molteplicità di rischi collegati ai cambiamenti climatici, delineando una catena che associa i segnali di pericolo al livello di esposizione dei siti archeologici a determinati impatti, come le forti piogge sperimentate negli ultimi anni. Un esempio è l’esposizione degli ampi pavimenti mosaicati alla risalita delle acque di falda e come i cambiamenti climatici possano influenzarla. La definizione di queste catene di impatti condivise permetterà agli esperti di proteggere il sito da rischi emergenti.
Un passo avanti per un percorso condiviso
La fascia costiera è un ambiente complesso e particolarmente sensibile agli effetti dei cambiamenti climatici. I beni archeologici che si trovano su questo territorio sono quindi tra quelli più esposti al rischio. La valutazione del rischio in questo ambito è necessariamente un processo dialogico e multidisciplinare. L’esperienza del progetto AdriaClim presso il sito di Aquileia apre una nuova strada a livello locale e arricchisce i percorsi di adattamento costiero nel mare Adriatico.
“Una valutazione efficace del rischio climatico può nascere solo da un percorso di condivisione”
Federica Flapp, Arpa FVG.